Intervista a Olivier Theyskens

I manichini donna Tribe interpretano la donna di Olivier Theyskens al MoMu di Anversa

interview | olivier theyskens | Riviste Publicate

All'inizio del 2018 Bonaveri ha avuto il piacere di collaborare con lo stilista belga Olivier Theyskens. Nell'intervista che segue, Theyskens racconta a Caterina Lunghi la sua mostra al MOMU di Anversa per la quale ha scelto i manichini Tribe come interpreti della sua creatività.

Scritto da Caterina Lunghi | 24 Aprile 2020

She walks in beauty

Ella incede in bellezza, come la notte
di climi tersi e di cieli stellati;
E tutto il meglio del buio e della luce
s’incontra nel suo viso e nei suoi occhi:
Così addolciti da quel tenero bagliore
che il cielo nega al giorno fatto

Un’ombra in più, un raggio in meno,
avrebbero turbato la grazia indicibile
che ondeggia in ogni ricciolo corvino,
O dolcemente schiarisce sul suo viso;
dove pensieri serenamente dolci mostrano
quanto pura, quanto cara sia la loro dimora
.

E su quella guancia, e su quella fronte,
così dolce, così calma, eppure eloquente,
i sorrisi che incantano, i colori che brillano,
e raccontano di giorni spesi nella bontà,
Una mente in pace con il mondo,

Un cuore colmo di amore innocente!

Lord Byron, 1814

Un oscuro romantico, così lo ha definito la famosa giornalista Suzy Menkes.

Olivier Theyskens, stilista belga, la cui seconda città natale è Parigi, si e’ innamorato di Tribe, la collezione di manichini firmata Bonaveri mentre stava progettando la sua mostra, “She Walks in Beauty“, al MoMu, il museo della moda di Anversa in Belgio, due anni fa.

Nato a Bruxelles nel 1977, Olivier ha fondato il suo brand all’età di 20 anni e dopo essere stato Direttore Artistico di due griffe del mondo del lusso come Rochas e a seguire Nina Ricci, ha creato una capsule collection per Theory per poi consolidare la sua relazione con il brand statunitense ed assumere il ruolo di direttore creativo. A settembre 2016 fa ritorno a Parigi dove rilancia l’attuale l’omonimo brand.

Già da bambino dimostra di avere il grande dono di saper disegnare e a 7 anni sogna di diventare uno stilista.
Abbiamo raggiunto Olivier al telefono nel suo studio a Parigi – nascosto all’interno dello storico Hotel de Bourrienne  – una mattina presto di gennaio, e ci ha raccontato delle sue passioni sincere non solo per la couture, ma anche per i manichini, la loro estetica e i loro atteggiamenti del corpo.

She walks in beauty”, che titolo affascinante per la tua mostra. Ci dà la sensazione di essere trasportati in un’altra dimensione fatta di sensazioni.

Il titolo deriva da una poesia di Lord Byron.

Ti piace lui e la poesia?

La adoro, mi piace l’universo della poesia, da Baudelaire a Lord Byron. Volevo avere alcune citazioni poetiche all’interno della mia mostra per dare più atmosfera, qualcosa che potesse portare le persone a riflettere.

“She walks in beauty” è una poesia che parla di una vedova estremamente bella vestita di nero. Ho pensato che fosse perfetto perchè anche quando disegno le mie collezioni spesso i miei schizzi raffigurano figure in movimento, come se camminassero…

E tu nelle stanze del  MoMu hai ricreato questa idea di  movimento.

Beh, per me all’interno della mostra, che era una monografica, era importante far capire chi fosse la donna Theyskens. La sua fisicità e i suoi atteggiamenti dovevano essere parte del racconto che andavo a mettere in scena.

Era essenziale che l’esposizione fosse coerente con quello che ho fatto nel corso degli  anni, quindi la scelta dei manichini  era estremamente importante. Abbiamo iniziato a lavorare sulla mostra probabilmente più di un anno prima della sua apertura. Non trovavo l’atteggiamento giusto per presentare il mio lavoro, poi sono venuto a sapere di una nuova collezione che Bonaveri stava realizzando, chiamata Tribe, ed era proprio quello che stavo cercando.

Ho visto i primi prototipi; siamo stati molto fortunati perché abbiamo potuto usarli per scattare le immagini del catalogo della mostra. Abbiamo dovuto iniziare a prepararlo sei mesi dell’inaugurazione e ho avuto la possibilità di sperimentare il potenziale di questi manichini: avevamo cinque figure con cinque diversi atteggiamenti che potevo mescolare per ricreare nuove posizioni per gli scatti fotografici.

E’ stato amore a prima vista con la collezione Tribe di Bonaveri.

Le linee di Tribe, le pose erano molto Theyskens perché sembrano delle vere ragazze. Bonaveri mi ha spiegato che le loro posizioni sono state ispirate dagli atteggiamenti e dai gesti delle modelle nel backstage delle sfilate.

Come dicevo, quando ho lavorato sul catalogo ho potuto sbizzarrirmi mescolando le diverse parti dei manichini: per esempio utilizzavo il busto di un manichino con le gambe di un’altro, scambiavo le braccia e così ottenevo atteggiamenti nuovi e differenti.

Era presente un dipendente del museo che prendeva nota di ogni combinazione che facevo.

L’obiettivo del libro era quello di dare la sensazione che i vestiti fossero fotografati su vere modelle e grazie a queste combinazioni sono riuscito in questo intento. Le foto sembravano ritrarre vere ragazze, non manichini.

Ho davanti a me le immagini di cui stai parlando; non ho mai visto dei manichini fotografati in maniera così realistica. Le pose sono naturali e romantiche

Quello che è stato particolarmente interessante per me è che le proporzioni erano terribilmente perfette per tutti gli abiti che stavo fotografando. Ritrovavo la vestibilità delle modelle nelle mie sfilante ed esattamente gli stessi atteggiamenti.

L’idea della mostra è stata quella di raccontare il mio percorso professionale, i diversi momenti della mia carriera all’interno delle Maison con le quali ho lavorato. Così la mostra iniziava con il racconto del mio brand che ho curato per cinque anni e proseguiva con l’esperienza da Rochas, poi con Nina Ricci, poi Theory, terminando con le mie creazioni degli ultimi anni.

C’era qualcosa di abbastanza naturale ma allo stesso tempo un po’ distante che mi ha permesso di mettere insieme delle composizioni drammatiche, e giocando con le luci ho poi creato differenti atmosfere.  Ho aggiunto delle parrucche ai manichini per dare un tocco di stile e curare i dettagli. L’effetto finale è stato sorprendente.

Assolutamente magnifico. La bellezza non è facile da definire.

Il concetto di bellezza è estremamente soggettivo, una persona può essere più affascinata di un’altra da qualcosa che altri hanno definito bella, e io sono quel tipo di persona, ma ci sono diversi modi di concepire la bellezza. Ciò che trovo bello spesso mi tocca nel profondo ed è fonte di ispirazione, specialmente con le donne. Non ho un criterio univoco, degli standard di bellezza, spesso si tratta semplicemente di ciò che vivi, che attraversa la tua vita, che ti suscita emozioni e che per questo trovi incantevole.

Quando disegno, desidero che i miei abiti e i miei disegni siano belli e voglio dare alla donna una sua dimensione e personalità attraverso le emozioni. A volte può essere un tocco di semplicità o dramma, qualcosa di puro e assolutamente etereo ma l’importante è che abbia a che fare con una dimensione di delicatezza e bellezza.

E questa è la ragazza di Theyskens.

È qualcosa di molto personale, è una sensazione che ho. E’ una caratteristica che mi accompagna da sempre. Ho dentro di me sentimenti ed emozioni. Non mi piace essere molto severo e monodirezionale, voglio essere più sottile ma allo stesso tempo più difficile da catturare. C’è un mistero, c’è una domanda che è difficile da leggere esattamente. Non sarai mai in grado di etichettare una delle mie collezioni dicendo che la ragazza è sexy o la ragazza è così o così… perché io mi concentro di più sull’atteggiamento, il buio e la luce del personaggio insieme.

Tornando ai tuoi inizi, hai avuto anche qualche esperienza in teatro.

Ho disegnato dei costumi. Subito dopo la scuola ho lanciato il mio brand e ho curato la mia collezione per cinque anni prima di trasferirmi a Parigi. Nel momento in cui ho accettato il lavoro da Rochas, ho avuto la proposta di collaborare a un’opera al Théàtre Royal de la Monnaie  di Bruxelles. E’ stato un momento di transizione, stavo per lasciare il Belgio per Parigi e iniziare con Rochas. A quel tempo era un progetto impegnativo, ma sono riuscito a fare tutto, e ho potuto lavorare per la meravigliosa opera “I due Foscari” di Giuseppe Verdi, per la quale abbiamo disegnato un sacco di costumi, circa 280,  perché il coro d’opera  ha avuto diversi cambi di costume e c’erano molti personaggi e molti pezzi molto complicati. Mi è piaciuto molto lavorare sul palco e il Théàtre Royal del la  Monnaie  ha un atelier di produzione incredibile. Lavoravo con designers come Christian Lacroix. È stata un’esperienza fantastica.

Un belga a Parigi.

Beh, sono cresciuto a Bruxelles ma mia madre è francese, della Normandia, una regione a un’ora e mezza di auto da Parigi, nel pieno della campagna. Venivo molte volte in Francia quando ero bambino e dico sempre che il mio lato francese è molto importante. Mi sento mezzo belga mezzo francese. Mi sono trasferito fisicamente da Bruxelles nel 2001 e mi sono sempre sentito a casa qui a Parigi. Ovviamente ho molto del belga, come l’atteggiamento o l’accento e visito spesso la mia famiglia in Belgio.

Sento che il mio lato francese è una componente forte della mia persona, soprattutto quando si arriva al mondo dell’estetica, della moda o della natura … Credo che sia stata una parte forte di me. Nella parte francese della mia famiglia c’erano più donne: mia madre ha tre sorelle e questa importante componente femminile mi ha sempre molto ispirato

Ultimo ma non meno importante, sei mai stato a visitare Bonaveri vicino a Bologna?

No, non ci sono mai stato. Vorrei un giorno essere in grado di progettare un manichino con loro. Ho fatto manichini di design due volte; una volta, quando lavoravo con Nina Ricci e poi con Theory quando ero negli Stati Uniti, producendoli con una società con sede a Los Angeles. Mi piacerebbe davvero poter lavorare un giorno con Bonaveri per creare una linea.

Sono uno scultore e amo creare i corpi. Io uso le mie mani e posso dar vita a figure con le giuste proporzioni. Ho lavorato sul corpo per così tanti anni che è parte di me ormai, ce l’ho nel sangue.

*La Collezione Tribe è composta da una serie di manichini con estetiche differenti che conferiscono loro identità diverse. Bonaveri è stato partner della mostra fornendo i manichini donna Tribe.

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